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Da tempo si parla molto di mentoring, sullo stimolo di esperienze nord europee e statunitensi.
Su LinkedIn si trovano molti gruppi che ci aiutano a comprendere meglio i fenomeni di tendenza nel mondo accademico e aziendale.
Women in Tech News & Updates in un breve articolo menziona 9 errori comuni da parte dei/delle mentor. Ritengo sia utile riassumerli, perché l’introduzione dei GEP sta stimolando anche nelle Università italiane questi strumenti di intervento, in questo caso adottati per la parità di genere nell’accademia.
Ecco in breve i nove errori più diffusi nel mentoring nel mondo aziendale, secondo l’analisi di Women in Tech. Per quanto ho potuto sperimentare anche di persona, ad esempio nel mentoring che mi è stato offerto dal Trinity College Dublin quando ho partecipato al programma AURORA, volto a stimolare la leadership femminile, sono comuni anche nel mondo accademico. Dal momento che si parla di mentoring al femminile, userò sempre l’articolo la/le quando si parla di mentee:
- Eccessiva fiducia nei confronti della mentee, che si manifesta assegnando compiti troppo precoci o ambiziosi. Conviene trovare un equilibrio tra l’empowerment e il sovraccarico.
- Efficacia dell’ascolto attento. Il mentoring si basa su consigli, ma formulare risposte mentre la mentee sta parlando può compromettere la relazione di fiducia, in quanto la mentee capirà di non essere ascoltata.
- L’arte dei consigli equilibrati: offrire il giusto livello di supporto, in un equilibrio delicato tra una guida attenta e il sovraccarico che non lascia spazio all’esplorazione in prima persona.
- Oltre la critica: creare soluzioni. Se a una legittima visione critica non seguono suggerimenti di una o più soluzioni pratiche, si rischia di non presentare la critica come feedback costruttivo.
- Riconoscere a che punto del percorso si trova la mentee e avere aspettative realistiche, non creando pressioni che non aiutano a migliorare.
- Riconoscere (e apprezzare) le emozioni è essenziale a favorire un ambiente fiducioso.
- L’Importanza di comprendere gli obiettivi e le sfide della mentee, adattando i consigli alle reali esigenze.
- La disponibilità conta: il mentoring non consiste solo di consigli, ma di presenza nei momenti cruciali.
- L’autovalutazione: un/a mentor, mentre guida la mentee, dovrebbe umilmente percorrere il proprio cammino di crescita, abbracciando le imperfezioni che lo accompagnano e ammettendo aree di miglioramento, che aiutano la mentee a fare lo stesso.
Il mentoring dovrebbe innescare percorsi di crescita che si propagano nel tempo, tenere conto dei punti critici qui riassunti potrà contribuire a creare esperienze in grado di accompagnare in modo efficace i percorsi di crescita professionale e di carriera.
Se vi interessa approfondire il tema, consiglio l’articolo di Maria Agodi e Ilenia Picardi, pubblicato nel 2016, ma ancora attuale.
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