Bambino che impara a programmare

Parlare di STEM nelle scuole

Gli incontri tra università e scolaresche per parlare di STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) rappresentano un ponte vitale tra il mondo accademico e quello scolastico, promuovendo l’interesse per le STEM attraverso esperienze pratiche, modelli di ruolo positivi e attività inclusive. Inoltre, questi eventi possono aiutare a smantellare gli stereotipi di genere e a promuovere l’inclusione.

Spesso tali iniziative vengono organizzate coinvolgendo giovani ricercatori e ricercatrici (che spesso non sono formati ad aggiungere una dimensione di genere nella ricerca e negli insegnamenti) e concentrandosi sugli aspetti pratici, tecnici, e sulla buona volontà e disponibilità di chi, amando la scienza, è disponibile a condividerla con giovani menti. Tuttavia, l’approccio all’insegnamento della scienza deve essere coinvolgente ma anche equo, e per raggiungere questi obiettivi è necessaria una riflessione professionale, perché solo così è possibile smantellare gli stereotipi (di genere e non solo) e promuovere l’inclusione.

Per esempio, una riflessione su cosa e chi conta nella scienza aiuta a sfidare le rappresentazioni e le idee dominanti della scienza. Prima di iniziare è pertanto utile stimolare una riflessione professionale, in cui chi interagirà con le scolaresche possa riflettere e adottare approcci all’insegnamento inclusivi supportati da evidenze scientifiche.

Nei paragrafi seguenti, prima condividerò qualche considerazione sull’importanza degli incontri fra ricercatori, ricercatrici e giovani studenti e studentesse, offrirò alcuni suggerimenti per chi ha una solida conoscenza scientifica ma non ha esperienza di insegnamento inclusivo a giovani, e concluderò dscrivendo sommariamente l’approccio che io trovo al momento il più interessante, scientificamente solido e applicabile in tempi ragionevolmente brevi.

Perché parlare di STEM nelle scuole

Gli incontri organizzati nelle scuole dalle università sono un’iniziativa importante per promuovere l’interesse verso le discipline STEM. Questi eventi, spesso sotto forma di workshop, lezioni interattive e dimostrazioni pratiche, mirano a stimolare la curiosità dei giovani e a incoraggiare la loro partecipazione attiva nel mondo della scienza e della tecnologia.

Durante questi incontri, gli studenti e le studentesse hanno l’opportunità di entrare in contatto diretto con chi fa ricerca, che presenta le proprie ricerche e le applicazioni pratiche delle materie STEM. Questo contatto diretto con il mondo accademico permette alle giovani generazioni di vedere in prima persona come le teorie apprese in classe si traducono in innovazioni reali che influenzano la vita quotidiana.

Un aspetto fondamentale di questi incontri è la varietà delle attività proposte. Ad esempio, laboratori di robotica dove si possono programmare piccoli robot, esperimenti di chimica con reazioni spettacolari, o sessioni di matematica applicata a problemi reali. Queste esperienze pratiche rendono l’apprendimento più coinvolgente e divertente, favorendo una comprensione più profonda delle materie.

Tuttavia, solo impostare il lavoro adottando un approccio concettuale e metodologico eviterà di riproporre, anche senza volerlo, stereotipi e visioni della scienza ormai datate (la scienza è neutra, i ragazzi/le ragazze sono più/meno dotati per…).

Che fare?

La letteratura sulla divulgazione delle discipline STEM è ormai vasta, e gli approcci adottabili si basano su prospettive diverse rispetto alle possibili cause di disinteresse o timore nei confronti della scienza, soprattutto da parte di gruppi ancora sottorappresentati nella produzione scientifica.

Se siete agli inizi di questo percorso, amate parlare del vostro settore scientifico e credete nell’importanza di spiegare la scienza in modo chiaro e accessibile, ma non avete un background formale sulla divulgazione scientifica, potete intanto decidere di esplorare il tema affidandovi (virtualmente) a chi studia questi argomenti da anni e ha una produzione scientifica impeccabile. Chiamerò questa persona il vostro mentore virtuale. La solidità accademica e la grande visibilità di chi sceglierete come guida virtuale vi aiuteranno a sostenere le vostre scelte in caso di critiche o dubbi.

Una volta fatta la vostra scelta:

  • Seguite i social media e network su cui il/la mentore virtuale pubblica.
  • Identificate gli articoli più citati, per familiarizzare con l’approccio adottato. Due o tre inizialmente possono bastare. Un modo rapido per farlo è attivare su Google Scholar gli avvisi sui testi che citano articoli del/la mentore virtuale; in breve capirete quali sono i testi fondamentali che ancora oggi costituiscono un punto di riferimento su cui il dibattito scientifico è vivace.
  • Cercate interviste in cui viene spiegato l’approccio, la metodologia e i risultati, vi aiuteranno a spiegare a vostra volta in termini semplici e chiari come avete impostato il vostro lavoro e per quali motivi.
  • Esplorate siti web, report, video che illustrano le applicazioni pratiche dell’approccio che intendete adottare. Vi serviranno per costruire il percorso formativo.
  • Condividete tutto quanto raccolto e compreso con il gruppo di lavoro, per integrarlo nelle attività che state programmando.

Un esempio

Il mio approccio preferito è quello del Capitale Scientifico, che inizialmente mi è stato facile comprendere perché fa riferimento al quadro teorico creato dal sociologo francese Pierre Bourdieu, che mi era già familiare dai tempi del mio dottorato.

La teoria del capitale scientifico è stata elaborata da Louise Archer, che da anni si occupa di studiare le disuguaglianze formative dei giovani nelle discipline STEM, e dai suoi collaboratori. Il capitale scientifico può essere definito come la somma di tutte le conoscenze, attitudini, esperienze e risorse legate alla scienza che un individuo accumula nel corso della sua vita.

Ma il motivo per cui la teoria è particolarmente interessante ai miei occhi è il suo sviluppo pratico, che ha creato strumenti che possono essere utili a chi desidera parlare di scienza in modo equo e inclusivo. Infatti l’Approccio Didattico al Capitale Scientifico fornisce strumenti metodologici per la programmazione didattica, adattabili a diversi contesti educativi, formali e informali. L’obiettivo è coinvolgere ragazze e ragazzi nelle discipline STEM, rendendo i loro studi più inclusivi e motivanti.

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